le dignità attoriali
per esprimere questa nuova idea di dignità applicata alla professione attoriale mi sono dovuto spulciare, con perizia, il contratto nazionale ancora in vigore, per essere certo di non commettere errori di valutazioni ho confrontato la mia condizione con quella di molti colleghi.
ogni volta, ed è successo ogni volta, che la compagnia professionale a cui ho prestato la mia opera non ha rispettato alla perfezione i termini del contratto nazionale, io sono -di fatto- diventato co-produttore, anche se di quota minoritaria, dello spettacolo.
ogni volta, e non è successo mai, che io abbia ignorato o evaso i regolamenti del contratto nazionale o del regolamento di palcoscenico o di set, ho avallato placidamente il comportamento di una compagnia fallace.
essere pagato in ritardo o non essere pagato affatto, rispettando un minimo imposto dalla legge, sia per gli spettacoli che per le prove, intendendo ovviamente anche giorni di riposo, di viaggio o di mancato riposo, fa di me un creditore fittizio nei confronti di quei datori di lavoro, consci del fatto che queste mancanze possano poco influire sulle loro attività.
non vedere rispettati i miei diritti di lavoratore dello spettacolo fa di me un produttore.
ovvero al posto di una quota in denaro io presto gratuitamente la mia opera, scambio perfettamente equo, certamente evidenziabile, nonostante chiunque faccia di tutto per non riconoscerlo.
e come produttore posseggo parte dei diritti sulla mia immagine e sulla mia opera, così come sui testi, sulle foto di scena, sulle note di regia, nonostante una legge mai definita non riconosca percentuali di possesso.
non esercito questa facoltà, non chiedo denaro, riconoscimenti o crediti di locandina, ma ho la piena consapevolezza che questa mia dignità mi rende protagonista leggero delle cose che sto facendo.