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Processo alla Strega – un anno dopo

luglio 29, 2014

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“Plautus Festival 2014″, presso l’Arena Plautina di Sarsina

Teatroper presenta
PROCESSO ALLA STREGA, di Silvano Spada
Ispirato a “Processo alla strega Matteuccia Di Francesco” di Domenico Mammoli

con
Ornella Muti – la strega Matteuccia di Francesco
Massimiliano Vado – Lorenzo de Surdis, Capitano di Giustizia
Amerigo Fontani – il notaio Novello Scuderij, da Vassano
Barbara Bovoli – Catarina, del Distretto di Orvieto
Michele Savoia – il terzo Testimone
Barbara Marzoli – Bianca, del Castello di Prodo
Luigi Iacuzzio – l’Eremita
Roberto Fazzioli – prima Guardia
Flavio Abbondanza – seconda Guardia

Scene: Chiara Paramatti
Costumi: Teresa Acone
Musiche: Antonio Di Pofi
Foto di scena: Filippo Venturi (bfox.wordpress.com/2014/07/21/processo-alla-strega-con-ornella-muti/)
Aiuto regia: Augusto Casella
Regia: Enrico Maria Lamanna

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Trama

L’impressione che suscita la scena è quella di un ritorno al passato – il 1426 -, quando questa esecuzione avvenne davvero, con il concorso delle autorità civili ma anche con l’acquiescenza di quelle religiose, che affidavano ai laici il compito di punire quanti secondo loro avessero dimostrato connivenze con il diavolo. Matteuccia, che cercava di alleviare le sofferenze fisiche e morali delle donne che ricorrevano a lei conoscendola sapiente, pagò con la morte per rogo quel suo autonomo agire. Come lei, tante altre in tutta la penisola cercavano di uscire dalla grettezza della loro esistenza vessata da padri e mariti violenti, scoprendo le virtù delle erbe, applicandosi all’ascolto degli animi esacerbati dalle crudeltà familiari, offrendo aiuto a donne che venivano trattate come bestie, prive del tutto di una qualche libertà.

Se si eccettua la pena del rogo per la ribellione di Matteuccia, e riconoscendo le debite differenze nei comportamenti, la situazione di molte donne di oggi può ancora richiamare i fatti narrati nel libro di Domenico Mammoli. Quella narrata, infatti, è un’epoca che porta su di sé superstizioni e false credenze, che proseguiranno ancora per quasi un secolo, nonostante il fiorire delle arti e delle scienze in parecchie corti italiane. Si pensi, ad esempio, al caso emblematico di Savonarola che, nella coltissima Firenze, fu bruciato dopo essere stato impiccato, nel 1498.

In quei secoli oscuri le donne furono, senza dubbio, le più penalizzate. Partendo da questo, Silvano Spada ha individuato con acuta sensibilità la chiave metaforica attraverso cui realizzare un moderno discorso teatrale, parlando di ieri per segnalare i pericoli ancora insiti nell’oggi.

La sua opera non consiste quindi in cronachistiche esposizioni di attuali violenze sulle donne, o denunce dal sapore di comizio, ma procede attraverso la scansione – sempre teatralissima – del processo, che si apre con l’accusa a Matteuccia e si conclude con l’esecuzione della condanna. In mezzo, le testimonianze di uomini e donne che ebbero a che fare con lei.

Il processo, nelle mani del regista Enrico Maria Lamanna, diventa spettacolo dai molti pregi. Nessun effetto speciale, ma la riproduzione fedele del clima di allora. Fiaccole, torce, legni, stoffe, suoni, tutto richiama quel tempo, anche se l’accortezza nel rappresentare l’antica verità si avvale di quanto può aggiungere espressivamente il presente. Asciuttezza nell’avvicendarsi dei momenti, dall’entrata di Matteuccia in scena al susseguirsi delle accuse, alle querule e intimorite testimonianze delle donne che da lei ricevettero consigli e aiuti, in contrasto con la veemenza volgare di coloro che accusano. I personaggi si riducono a esangui figure prive di volontà nel rendere giustizia: insieme al Cardinale troviamo i frati che lo attorniano silenziosi, sfondo di un’azione nella quale hanno certo avuto indirettamente parte – la predicazione di Bernardino da Siena deve aver influito in questo senso –, e che culmina nella cruenta conclusione del processo. Quelle presenze mute si muovono sulla scena accrescendone il pathos, che procede inesorabile verso la condanna.

Questi, il racconto e le suggestioni esemplari della rappresentazione condotta da Lamanna.

Ma ancora, va menzionato il fascino di un’opera che immette lo spettatore nel vivo del processo e lo fa partecipe di un giudizio in cui sentirsi coinvolto. Grande merito va agli attori immedesimati nei ruoli, prima fra tutti Ornella Muti, che alla bellezza aggiunge una recitazione precisa e dolente, insieme alla dignità che la fa rappresentante di tutte le donne soggette a ingiustizie. Di forte risalto scenico risultano inoltre l’accusatore e il testimone invasato, le due intimorite paesane, insieme ai muti esecutori della morte di Matteuccia. Essa ha luogo in una piazza gremita, attenta e silenziosa, la cui spoglia drammaticità è accresciuta da luci al naturale, unite a qualche astuto accorgimento del regista.

La durata dello spettacolo  è di circa 70 minuti ed è con un unico atto.

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