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DICONO di LEI

novembre 7, 2018

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Associazione Culturale Attrici Clandestine  e Casa Internazionale delle Donne
con Foxtrot Golf e Teatri in Comune / Comune di Roma
presentano
DICONO DI LEI
di Roberta Calandra
con Nadia Perciabosco
coordinamento Roberta Federica Serrao
costumi Gattinoni
regia, luci, scena, musiche e direzione di scena Massimiliano Vado

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Anita Marzo, famosa attrice immaginaria, fa perdere le sue tracce mentre altri 5 personaggi si interrogano sulla sua fine…
Morte, suicidio, capriccio, amore, insoddisfazione professionale, stanchezza, voglia di stupire o solo normalità…la madre borghese, la sorella vagamente ottusa, la sedicente rivale in amore e palco, l’energia manager, la figlia smarrita e assetata di normalità compilano ipotesi senza risposta.
Dicono di lei non è solo un testo teatrale, ma una collezione maniacale di informazioni, un museo teorico intitolato ad un’attrice, una confessione di impotenza del genere umano, una contraddizione fitta come un gomitolo di corda che nessuno può riuscire a sciogliere. La sfida intellettuale di Roberta Calandra è di disegnare una persona senza mai farla vedere – e ovviamente senza mai sentirla parlare – affidando ogni confessione a chi le stava accanto, per vocazione, per legame familiare o anche solo per invidia professionale quanto umana.
La protagonista, una famosa attrice contemporanea, non si vedrà mail, ma compariranno in scena solo le voci familiari che cercando, anche attraverso paradossali contraddittori, di codificarla. Una donna ironica ed ottusa, depressa e iper attiva, una donna di grande fascino e insicura, ci ricorda l’immensa fatica di essere se stessi in una società sempre meno privata e insieme, l’irrefrenabile bisogno di piacere per esistere, una donna che, malgrado sia così speciale, assomiglia terribilmente ad ognuno di noi.

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E’ brava Nadia Perciabosco, incredibilmente brava, lo ha dimostrato ancora una volta stasera, al Magnifico Visbaal Teatro in scena con “Dicono di lei” di Roberta Calandra per la Regia di Massimiliano Vado.

Si è fatta in cinque interpretando senza una defaillance, senza una sbavatura, cinque differenti personaggi, ognuno con un proprio dialetto, ognuno con la propria personalità.

Un monologo che è diventato partitura per cinque protagoniste.
Anita Marzo, attrice che ha trovato il successo attraverso delle fiction è scomparsa e tutti sono a chiedersi il perché, questa la narrazione drammaturgica molto curata nella regia e nel gioco luci.
Ed è incredibile vedere come Perciabosco sia riuscita a mantenere un perfetto equilibrio nelle interpretazione evitando che un personaggio prevaricasse sull’altro, dando ad ognuno la stessa qualità, restituendo al pubblico una serata di grande intensità.

fonte: http://www.sannioteatrieculture.it/main.php


Una pièce intrigante che si pone l’obiettivo di indagare su uno degli argomenti più complessi e affascinanti del nostro tempo: la sparizione, la sottrazione dalla vita pubblica che lascia solo molti interrogativi senza nessuna risposta. Una volontà provocatoria nell’epoca dell’iper-esposizione, attraverso i social network e mass media, quella di non concedersi al pubblico, di non offrire la propria identità in pasto pubblica piazza. Un esempio di questa casistica è la vicenda sull’identità misteriosa della celebre autrice Elena Ferrante. Questo dimostra come in periodo in cui si predilige il presenzialismo, l’assenza diventa un urlo che focalizza l’attenzione isterica e insoddisfatta su ciò che non può venire afferrato.

Una performance che mette in risalto le qualità poliedriche dell’unica interprete in scena, Nadia Perciabosco, che incarna, con una grande prova d’attrice, le cinque narratrici cambiando solo l’atteggiamento, la voce e la cadenza per mostrare tutte le sfaccettature dei personaggi.

 

fonte: http://www.inscenaonlineteam.net

E’ una promessa: resterete senza fiato. Una storia più che contemporanea, e densa, molto densa emotivamente. La penna è di Roberta Calandra, la regia di Massimiliano Vado. In scena, la dialettica tra essere e apparire, di cui, forse, non è più il tono pirandelliano a colpire, ma il richiamo ad un presente “social”, sfuggente e liquido come le vite che stiamo vivendo.

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Per provare a rendere il clima dell’evento cui ci siamo trovati di fronte il 14 dicembre, può non essere del tutto sbagliato fare riferimento a quanto pubblicato sul sito ufficiale del teatro, riguardo a questa stuzzicante iniziativa che si protrarrà per tutto l’anno: Nella stagione 2018 / 2019, il Teatro della Cometa inaugura anche il Nuovo Salotto Cometa. Il foyer del teatro assume fortemente i connotati di uno spazio culturale in cui potersi confrontare e chiacchierare, concedendosi un raffinato aperitivo o un brunch.
Inoltre, da ottobre a maggio, una volta al mese organizzeremo nel foyer del teatro, l’Aperitivo Culturale del nuovo Salotto Cometa: tra food, cultura e performance, si racconteranno progetti, idee, storie, libri, per favorire conversazioni, connessioni, in un clima famigliare e accogliente; perché il teatro non deve essere considerato un luogo d’eccezione, ma deve essere una casa da vivere pienamente.

“Sincronicità”. Potrebbe essere questa la parola chiave di una serata, della quale abbiamo apprezzato tanto l’intensità che la sostanziale leggerezza. A dimostrazione della possibilità di vivere il teatro anche fuori dalla sua dimensione canonica, ibridandone l’essenza, rileggendone gli spazi così da sviluppare connessioni potenti con grande naturalezza. Tale considerazione può essere intesa a un livello generico, come anche nel caso specifico di Roberta Calandra e dei suoi testi. Al Teatro della Cometa non ci siamo infatti finiti per caso: questa estate avevamo potuto assaporare con Anna Freud (un desiderio insaziabile di vacanze)alcuni risvolti della sua produzione teatrale così intimista, sottile, a tratti dolente, ricca di chiaroscuri. Il doppio volume presentato per l’occasione, Buffonate senza corte, ci lascia il sospetto che l’alternarsi di registri differenti, da quello drammatico a quello farsesco, sia ancora più vertiginoso nelle opere della vulcanica autrice. Un’intuizione, questa, che ci riserviamo di approfondire in seguito.

Per adesso limitiamoci ad accompagnare, cronachisticamente, l’iter di una serata che è scivolata via come una folata di vento. Spazi rivisitati: dopo aver accolto calorosamente il pubblico, l’attore e regista teatrale Massimiliano Vado si è andato a collocare assieme alla stessa Roberta Calandra in cima alle scale del foyer, luogo inusuale ma che si è prestato benissimo a ospitare una chiacchierata a tutto campo. Si è parlato di teatro, sì, ma non solo, allargando il discorso alle molle che spingono a scrivere testi del genere, alle infinite contraddizioni di quest’epoca che sembra concedere poco credito all’arte, al rifugiarsi nella “resilienza” pura. Bravo Massimiliano Vado a pungolare, spontanea e mai banale la Calandra. Tutto affrontato con quel tocco lieve e con l'(auto)ironia da cui simili incontri possono solo trarre giovamento.

Vi è parso strano che la presentazione di un libro sia sia svolta proprio nell’atrio del teatro capitolino, in cima alle scale? Allora bisogna aprire ulteriormente gli orizzonti. Perché sono trascorsi pochi minuti e quello spazio apparentemente improprio si è trasformato nell’inedito palcoscenico, in cui un’attrice dotata come Nadia Perciabosco ha saputo calamitare l’attenzione dei presenti, mettendo in scena nella forma più spartana possibile uno dei testi della Calandra. Senza troppi orpelli, ma con un pathos crescente. Monologo a più voci, si potrebbe definire la raffinata ed empatica performance dell’attrice, visto cheDicono di Lei è la descrizione di un personaggio assente, donna di teatro problematica ma dotata anche di un certo carisma, il cui ritratto risulta pertanto affidato ai personaggi che le sono rimasti vicini più a lungo. E nel far rivivere l’improvvisa sparizione di codesta eccentrica attrice, Nadia Perciabosco ha saputo realmente costruire percorsi, sensazioni, tic, sfumature caratteriali, tali da far immaginare lei sola la presenza in scena di svariati membri della famiglia e partner lavorativi, legati tutti a questa etera figura. Alla fine meritati applausi, per l’intensità dell’interpretazione, per l’efficacia di una regia minimale (ancora sugli scudi Massimiliano Vado) e per la penna da cui sono usciti questi personaggi, ossia quella di Roberta Calandra.

Sul Palco – https://www.sulpalco.it/2018/12/16/buffonate-senza-corte/?fbclid=IwAR3mYCLCB5nZuTjOr5eMf2KQGaNqHahAFe3SjgMhr_lHxncuKYTRmqoBsTU

Una pièce intrigante che si pone l’obiettivo di indagare su uno degli argomenti più complessi e affascinanti del nostro tempo: la sparizione, la sottrazione dalla vita pubblica che lascia solo molti interrogativi senza nessuna risposta. Una volontà provocatoria nell’epoca dell’iper-esposizione, attraverso i social network e mass media, quella di non concedersi al pubblico, di non offrire la propria identità in pasto pubblica piazza. Un esempio di questa casistica è la vicenda sull’identità misteriosa della celebre autrice Elena Ferrante. Questo dimostra come in periodo in cui si predilige il presenzialismo, l’assenza diventa un urlo che focalizza l’attenzione isterica e insoddisfatta su ciò che non può venire afferrato.
Una performance che mette in risalto le qualità poliedriche dell’unica interprete in scena, Nadia Perciabosco, che incarna, con una grande prova d’attrice, le cinque narratrici cambiando solo l’atteggiamento, la voce e la cadenza per mostrare tutte le sfaccettature dei personaggi.

fonte. http://www.inscenaonlineteam.net/2019/03/28/dicono-di-lei-la-storia-di-chi-fugge-e-il-racconto-di-chi-resta-al-magnifico-visbaal-di-benevento/?fbclid=IwAR3Nn7vOwnBRWDPMgwz-EwA0DUOi_b-GfabbPcAhh5cwc7F6f90PT6xMquI

 

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